19 Aprile 2024 9:58
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Europa economia debole e pericolo recessione in Italia

Europa economia debole e pericolo recessione in Italia

L’Italia, da lungo tempo gravata da un’economia fiacca, si trova ora di fronte a una probabile recessione. Insieme al rallentamento dell’economia tedesca e non solo, all’incertezza di Brexit, l’avvento di COVID-19 è un’altra triste notizia per l’Europa.

Il Nord Italia è attualmente il centro dell’epidemia di COVID-19 in Europa.

Le scuole della regione sono state chiuse, le università hanno sospeso le lezioni, le aziende hanno chiesto al loro personale di lavorare da casa, e molti teatri, cinema e bar sono chiusi. E la zona a sud di Milano, dove sono stati segnalati i primi casi di COVID-19 in Italia, è in quarantena.

La medicina moderna e un tenore di vita più sano hanno ridotto notevolmente, nell’ultimo secolo, la frequenza delle epidemie, hanno rallentato in modo significativo il ritmo dei contagi e ridotto i tassi di mortalità generale. Anche il tasso attuale di mortalità del COVID-19 si aggira intorno al 34 per mille, con gli anziani e le persone con problemi di salute più a rischio. Le epidemie del passato, anche quelle nel primo Nord Italia moderno, al confronto, hanno avuto un tasso di mortalità del 300-400 per mille. Le cifre dunque non devono molto allarmarci, se pensiamo ad esempio a quante migliaia di morti ci sono ogni anno in Italia a causa della sola influenza.

La grande domanda ora è se le misure di contenimento del COVID-19 prese dalle autorità italiane siano o meno proporzionate alla portata del problema oppure eccessivamente severe. Inoltre, se questi passi siano dettati da veri e propri obiettivi di bene pubblica, o invece soprattutto da considerazioni politiche legate alla difesa del proprio potere.

La gestione dei rischi critici e il rafforzamento della capacità di superare la crisi sono obiettivi chiave della politica pubblica. Un’epidemia di influenza altamente contagiosa in un’area densamente popolata deve essere contenuta anche se il tasso di mortalità è trascurabile, perché un’epidemia causerà il collasso degli ospedali e dei sistemi sanitari in molte aree. E, come per le crisi finanziarie, è sempre meglio prevenire una crisi che affrontarne una, perché quest’ultima comporta enormi costi economici, sociali e politici.

Le misure volte a contenere la diffusione di COVID-19, come le quarantene e i divieti di viaggio, non sembrano funzionare nella nostra epoca di mobilità e di integrazione economica. Dopo che il governo degli Stati Uniti ha annunciato a fine gennaio che avrebbe temporaneamente rifiutato l’ingresso ai cittadini stranieri che avevano recentemente viaggiato all’interno della Cina, il governo italiano ha vietato i voli diretti da e per la Cina. Ma questo provvedimento – adottato in risposta alle pressioni del partito populista della Lega di destra – ha creato tensioni con la Cina, uno dei principali partner commerciali che ogni anno acquista circa 16 miliardi di dollari di esportazioni italiane. Il divieto di volo non risolve neppure il problema del monitoraggio degli arrivi indiretti in Italia dalla Cina.

Il divieto può rimbalzare sull’Italia anche in altri modi. I suoi vicini europei, ad esempio, potrebbero essere tentati di imporre divieti d’ingresso agli italiani per placare l’ansia popolare e il sentimento anti-straniero. Il leader dell’estrema destra francese Marine Le Pen ha già esortato il governo francese a sospendere l’accordo di Schengen e a introdurre controlli alle frontiere con l’Italia. E all’inizio di febbraio le autorità austriache hanno brevemente bloccato l’ingresso nel Paese di treni provenienti dall’Italia.

Le epidemie colpiscono i Paesi in modi diversi, e i responsabili politici nazionali devono adattare le loro risposte di conseguenza. Allo stesso tempo, i governi dovrebbero coordinare le misure volte a proteggere gli operatori sanitari e le persone e i Paesi vulnerabili. La lezione che l’Italia ha finora tratto dall’Italia è che la mancanza di coordinamento tra i governi locali, unita alla frammentazione politica, mette a rischio tutte le misure di contenimento incoraggiando un maggior numero di persone ad abbandonare le aree più colpite. Molti studenti universitari, ad esempio, sono già tornati a casa dal Nord Italia. Quindi, le misure di contenimento in un luogo possono riuscire solo a spostare il problema altrove.

L’aspettativa attuale è che il virus COVID-19 continui a propagarsi in Italia e in  Europa, con probabile  diffusione nel resto del mondo.

Anche se i numeri restano esigui in alcune zone di Europa, il livello di panico è abbastanza alto da aprire la porta a misure potenzialmente restrittive. In queste ore anche la Turchia ha deciso di chiudere i voli con l’Italia.

Dato l’odierno clima politico avvelenato, possiamo essere sicuri che i governi non introdurranno misure che scavalchino la legislazione esistente e limitino i diritti e le libertà individuali? Le persone infettate dal virus COVID-19 potrebbero perdere il diritto alle cure sanitarie quando si trovano all’estero, ad esempio? O potrebbe essere loro impedito di tornare nel proprio paese, come ha annunciato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per gli americani infetti all’estero? A questo proposito, l’epidemia di COVID-19 ha evidenziato l’assenza di un quadro giuridico internazionale per affrontare le pandemie e la mancanza  di un progetto di diplomazia sanitaria a livello globale.

Nel frattempo, l’epidemia avrà un impatto significativo sull’economia internazionale e in particolare quella italiana, che probabilmente la porterà alla recessione. Il Nord Italia è il motore economico del Paese, con un PIL pro capite di circa 35.000 euro (38.000 dollari) – rispetto alla cifra nazionale di 28.000 euro – e un tasso di occupazione del 67% (contro il 59% nazionale). Ma i grandi eventi commerciali come il Salone del Mobile di Milano sono stati cancellati o rinviati, i viaggi d’affari sono stati cancellati e l’incertezza è diffusa. Inoltre, le cancellazioni legate al virus stanno già colpendo l’industria del turismo del Paese, che rappresenta il 14% del PIL nazionale. 

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