29 Marzo 2024 5:49
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ECONOMIA DI GUERRA

ECONOMIA DI GUERRA

La lotta contro COVID-19 è una vera e propria guerra. La Cina sembra aver vinto la prima battaglia. Anche Hong Kong, Taiwan, Singapore e il Giappone hanno ottenuto successi visibili nel mitigare l’epidemia, senza dubbio grazie alla loro esperienza nell’affrontare l’epidemia di SARS del 2003. L’Europa e gli Stati Uniti, invece, si stanno solo risvegliando dalle loro illusioni di invulnerabilità. Di conseguenza, l’epidemia sta ora imperversando in tutto l’Occidente. 

Il Paese occidentale più colpito finora è l’Italia, che ha legami economici particolarmente forti con la Cina. Il Nord Italia è ora la nuova Wuhan (la megalopoli cinese dove è nato il coronavirus). 

Con il sistema sanitario sopraffatto, il governo italiano ha frenato la crisi, mettendo in quarantena quasi l’intero Paese. La maggior parte del sistema produttivo è fermo. Farmacie e tabaccherie restano aperte e le persone sono state istruite a rimanere a casa e possono recarsi solo nei supermercati per gli acquisti alimentari necessari o per recarsi al lavoro in quelle realtà che lo consentono. Si diffonde in tutti i settori, per quanto possibile, lo smart working. L’Italia sta cercando di rallentare l’orologio economico fino all’estinzione del coronavirus, momento che sembra ancora lontano. 

La Germania sta registrando in questi giorni i suoi morti per coronavirus, il numero di infezioni sta ora salendo alle stelle come in qualsiasi altro paese europeo. In risposta alla crisi, il governo tedesco ha introdotto un’indennità di lavoro a orario ridotto e ha concesso generosi aiuti creditizi, garanzie o differimenti d’imposta per le aziende in difficoltà, aiuti che sono stati previsti in questi giorni anche in Italia. Gli eventi pubblici in tutta la Germania sono stati cancellati. Agli studenti è stato detto di restare a casa. E l’Austria, dal canto suo, ha da tempo chiuso il confine con l’Italia. Anche le scuole, le università e la maggior parte dei negozi austriaci sono stati chiusi. Inizialmente la Francia ha perseguito un approccio più rilassato, ma ora ha chiuso anche le scuole, i ristoranti e i negozi, così come la Spagna. Danimarca, Polonia e Repubblica Ceca hanno chiuso i loro confini con la Germania. 

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Il Congresso ha approvato un programma di emergenza da 8,3 miliardi di dollari per finanziare gli sforzi per contenere l’epidemia. Somme ancora più ingenti sono in attesa di essere approvate dal Senato. Il governo federale ha anche bandito i viaggiatori stranieri, prima dalla Cina e dall’Iran, e ora dall’Europa. 

A livello globale, non tutte le risposte alla crisi sono state ben mirate, e altre non sono state abbastanza forti. La cosa più preoccupante è che alcuni governi si sono convinti di poter semplicemente rallentare la diffusione del virus, piuttosto che prendere le misure necessarie per fermarlo del tutto. Il prevedibile sovraffollamento degli ospedali in molte aree fortemente colpite ha già messo in luce la follia di tale compiacenza. 

Sul fronte economico, una grave recessione non può più essere evitata, e alcuni economisti chiedono già ai governi di introdurre misure per sostenere la domanda aggregata, ovvero favorire la spesa in consumi e investimenti da parte delle famiglie, delle imprese e del settore pubblico. Ma questa raccomandazione è inadeguata, dato che l’economia globale soffre di uno shock dell’offerta senza precedenti. 

Le persone non sono al lavoro perché sono malate o in quarantena. In una situazione del genere, lo stimolo della domanda non farà altro che aumentare l’inflazione, portando potenzialmente alla “stagflazione” (crescita debole o in calo del PIL insieme all’aumento dei prezzi), come accadde durante la crisi petrolifera degli anni Settanta, quando un altro importante input produttivo era in scarsità di offerta. 

Peggio ancora, le misure rivolte al lato della domanda potrebbero addirittura essere controproducenti, perché incoraggerebbero il contatto interpersonale, minando così lo sforzo di limitare la trasmissione del virus. A cosa servirebbe dare agli italiani i soldi per gli acquisti, quando il governo chiude i negozi e costringe tutti a stare a casa? 

Le stesse argomentazioni valgono per il sostegno alla liquidità. Il mondo è già sommerso dalla liquidità, con tassi di interesse nominali vicini o inferiori allo zero praticamente ovunque. Maggiori tagli dei tassi d’interesse sul territorio rosso intenso potrebbero aiutare i mercati azionari, ma potrebbero anche innescare una corsa al contante. 

Il brutale declino delle attività economiche, secondo gli esperti, rende inevitabile il crollo dei mercati azionari, dato che la politica delle banche centrali di denaro eccessivamente a basso costo e di passività messe in comune ha causato una bolla insostenibile. Poiché hanno esaurito le loro munizioni in momenti inopportuni, le banche centrali sono responsabili della bolla che ora è scoppiata.
È utile ricordare che la cosiddetta “gaffe” di Christine Lagarde, la presidente, avvocato e politico, della BCE nella sua prima conferenza stampa ha creato una reazione molto negativa dei mercati finanziari. 

Secondo l’economista tedesco Hans-Werner Sinn, ciò di cui c’è veramente bisogno sono misure fiscali per salvare aziende e banche dal fallimento, in modo che possano riprendersi rapidamente una volta che la pandemia sarà finita. I responsabili politici dovrebbero prendere in considerazione varie forme di sgravi fiscali e garanzie pubbliche per aiutare le imprese a contrarre prestiti, se necessario. Ma l’opzione più promettente è un’indennità di lavoro a breve termine. Questo approccio, collaudato in Germania, compensa la sottoccupazione della forza lavoro attraverso gli stessi canali già utilizzati per l’assicurazione contro la disoccupazione. Meglio ancora, non costa quasi nulla, perché evita le perdite che deriverebbero da un aumento della disoccupazione reale. Tutti i paesi dovrebbero replicare questa parte della politica tedesca per prevenire la perdita di posti di lavoro. 

Ma, cosa più importante, tutti i governi devono seguire la Cina nell’azione diretta contro COVID-19. Nessuno in prima linea dovrebbe essere limitato dalla mancanza di fondi. Le unità di terapia intensiva ospedaliera devono essere ampliate; devono essere costruiti ospedali temporanei; e respiratori, indumenti protettivi e maschere devono essere prodotti in serie e resi disponibili a tutti coloro che ne hanno bisogno. Inoltre, le autorità sanitarie pubbliche devono avere le risorse e i fondi necessari per disinfettare le fabbriche e gli altri spazi pubblici. L’igiene è all’ordine del giorno. I test su larga scala della popolazione sono particolarmente importanti. L’identificazione di ogni caso può salvare più vite. Arrendersi alla pandemia potrà provocare danni inestimabili al sistema economico mondiale.  

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  • Fino a che non ci saranno una cura, né un vaccino, bisognerà sempre mantenere le distanze, osservare norme di pubblica igiene, perché quello che si teme e che, probabilmente, si sta già verificando, è il cosiddetto “effetto fisarmonica”. Questo non finirà se il Sistema Italia non torna ad investire sul SSN. Alla luce di questo, il problema che si pone è un altro: è possibile una libertà senza investimenti nella sanità, nella scuola, nelle infrastrutture? Il Covid-19 ci sta restituendo con gli interessi il disastro della Seconda Repubblica e il mancato allineamento a quei parametri indispensabili, delineati a Maastricht, che avrebbero fstto entrare, di pieno diritto, il nostro Paese, nell’Ue, che, dal suo canto, sta rivelando tutta la sua fragilità.

    19 Marzo 2020

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