2 Aprile 2023 14:06
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John Simenon, suo padre Georges e la guerra in Ucraina

John Simenon, suo padre Georges e la guerra in Ucraina

 

 Abbiamo incontrato a Roma John Simenon. Ha rilasciato in esclusiva al Giornale Europeo questa intervista.

“…nei suoi reportage Europe 33, Georges Simenon indagò sulla situazione in Europa come se questa Europa fosse gravemente malata, dal Baltico ai Balcani, dalla Germania nazista alla Russia di Stalin…”

A trent’anni, nei suoi reportage Europe 33, Georges Simenon indagò sulla situazione in Europa, come se questa Europa fosse gravemente malata, dal Baltico ai Balcani, dalla Germania nazista alla Russia di Stalin. Cosa direbbe oggi del conflitto tra Putin e l’Ucraina, dove l’Europa mostra spesso la sua debolezza? E lei, che cosa ne pensa?

Georges Simenon

Mio padre non era un reporter, né un reporter di guerra né un reporter politico, era una persona interessata alla condizione umana in tutti i paesi che attraversava. Penso che, se dovesse tornare in Russia oggi, non vedrebbe molta differenza con la Russia che conosceva nel 1934. Penso ai suoi reportage al suo romanzo Les gens d’en face, che scrisse in quel momento; quello che scriverebbe oggi sarebbe probabilmente molto simile. Quello che invece non vedeva nel ’34, e che avrebbe l’opportunità di vedere oggi, è la straordinaria vitalità, la straordinaria sete di vita, di indipendenza, di libertà espressa dal popolo ucraino e sono certo che sarebbero state storie nuove e diverse che avrebbe scritto oggi su questo popolo. Io stesso sono stato estremamente toccato da tutto quello che è successo, non solo da febbraio, ma da diversi anni ormai. Ho deciso di chiedere ai nostri editori di pubblicare due citazioni prima di ogni pubblicazione di mio padre, due citazioni che provengono da un articolo uscito nel 1934, e che aggiungo al motto celebre di mio padre. Il motto di mio padre è «capire, non giudicare», e io vi ho aggiunto, l’ho annotato qui apposta per voi, le seguenti due citazioni dai suoi viaggi nell’Europa dell’Est, nel 1934, Peuples qui ont faim: «Certo, preferiscono che io non veda certe cose. Ma quello che non deve soprattutto accadere, è che io ne racconti delle altre» e questo piccolo dialogo: « – Direte tutto?  – E Lei? –  Cercherò. Se non ci riuscissi, me ne sentirei in colpa per tutta la vita».  Perché mio padre non ha cercato soltanto di capire, ma voleva anche informare.

Georges Simenon era ottimista sull’umanità?

Mio padre si interroga continuamente sull’animale meraviglioso e deludente che è l’uomo. Quindi, quando un animale è meraviglioso e deludente allo stesso tempo, non sei né ottimista né pessimista; a seconda di come lo guardi, sei ottimista quando vedi il suo lato meraviglioso e, naturalmente, quando ti trovi di fronte al suo lato deludente, non puoi che essere pessimista.

Georges Simenon è conosciuto ovunque soprattutto come l’ideatore del personaggio del commissario Maigret, piuttosto che come uno dei più grandi autori della letteratura del XX secolo, qual è certamente. Come mai, secondo lei?

John Simenon

Va detto che Maigret è uno dei dieci personaggi più magistrali della letteratura mondiale, ed è del tutto normale che un personaggio così forte, così potente prevalga su tutto il resto, questo non mi stupisce. Ma, d’altra parte, è ovvio che ciò non impedisce al pubblico di Simenon di apprezzarlo anche per gli altri suoi romanzi; ma anche questa ammirazione è comunque sempre collegata all’importanza e alla straordinaria singolarità del personaggio di Maigret, che è un personaggio universale, un personaggio che colpisce il mondo intero, perché è innanzi tutto, e soprattutto, un personaggio totalmente umano, non ha nessun aspetto artificiale.

Georges Simenon affermava di voler mostrare, attraverso i suoi scritti, quello che chiamava “l’uomo nudo”, cioè l’uomo così com’è, un animale meraviglioso e deludente allo stesso tempo. Quanto pensa sia importante questa ricerca per i lettori di oggi?

Il lettore di oggi, credo, vive in un mondo sempre più in bianco e nero, tutto bianco o tutto nero, mentre mio padre, fin dall’inizio, mostra che l’uomo è tutta una serie di sfumature di grigio e che non ci sono assoluti. Io penso che riscoprire l’essenza dell’uomo, questa essenza in un certo senso ambigua, corrisponda a un’esigenza tanto più forte quanto più viviamo in un ambiente, in un mondo sempre più artificiale. I romanzi di mio padre sono raramente allegri, sono spesso cupi, ma, nonostante ciò, quando finisci il libro, hai davvero la sensazione di una liberazione, di una catarsi, hai attraversato momenti difficili, ma in un certo senso ci si sente sollevati di trovare, in questi personaggi, un’umanità che è lo specchio della nostra.

Lei, John, ha conosciuto suo padre Georges quando aveva già cinquant’anni. Pensa di aver avuto con lui una relazione figlio/padre o una relazione scrittore/figlio? Come gestire entrambe? E pensa che suo padre fosse un uomo solo?

La mia relazione era assolutamente, totalmente, soltanto tra un padre e un figlio, o soltanto tra un figlio e un padre, per quanto mi riguardava. Il rapporto con il romanziere è iniziato davvero quando avevo ormai quasi quarant’anni e ho iniziato a rileggere i suoi romanzi. Quindi, è una relazione molto diversa. Ora: mio padre era un uomo solo? No, certamente no, ha vissuto una vita estremamente piena, una vita per definizione di incontri poiché erano i suoi incontri ad alimentare i suoi romanzi; quindi, era un uomo costantemente in contatto con l’umano e con la possibilità di sentire per gli umani l’empatia che caratterizza, non solo Maigret, ma anche lui stesso. Ovviamente, alla fine della sua vita, con la fine della scrittura, la fine dei viaggi, ecc. si è ritrovato più solo, ma non era comunque una personalità solitaria.

La morale di Simenon era «colpevole di nulla, responsabile di tutto». Quale eredità spirituale Le ha lasciato?

Non è esattamente la sua morale, preferisco parlare di un’etica piuttosto che di morale, è un’etica che emerge, che possiamo dedurre dai suoi romanzi, e anche dal suo motto che è «capire e non giudicare». Oggi, dal momento che lei mi chiede che cosa ne resta, risponderei che, secondo me, è proprio questa etica, non essere colpevoli di nulla, ma essere responsabili di tutto ed è ciò che cerco di seguire, nel mio comportamento di oggi.

John Simenon, per diversi anni lei è stato un produttore cinematografico. Oggi è responsabile della gestione dei diritti sull’opera di suo padre. Perché ha lasciato il cinema?

Federico Fellini e George Simenon

Non ho rinunciato al cinema, continuo a produrre e supervisionare diverse attività cinematografiche e audiovisive, ma ora me ne occupo nell’ambito della gestione del lavoro di mio padre. In realtà, occupandomi della gestione dei diritti dell’opera di mio padre, ho allargato il campo dei miei interventi, poiché ora lavoro anche nell’editoria, nel teatro, in televisione, oltre che nel cinema; d’altra parte, ho ristretto il numero degli autori di cui mi occupo, dato che mi occupo esclusivamente di mio padre. Quindi, a dire il vero, trovo questa nuova attività, che non è poi così nuova, da quando ho iniziato nel 1995, ancora più gratificante di quella che avevo prima.

Parliamo di suo padre e Fellini. Perché Fellini e Georges Simenon erano legati da una così grande amicizia, anche se erano due personalità molto diverse?

Ciò che secondo me li legava, era che si riconoscevano come creatori completamente non inquadrabili, dei fuori classe. Al di fuori di ogni griglia di lettura. Entrambi sono creatori che hanno creato un’opera che non rientra in nessuna categoria, che è autosufficiente, e che va compresa attraverso l’esplorazione di tutti i suoi aspetti. Sia Fellini che mio padre sono autori di un’opera abbondante, molteplice, e ovviamente con alcuni temi che li legano, come l’importanza delle donne per capire gli uomini. Mio padre, per esempio, diceva: per tutta la vita ho cercato l’uomo nudo, ed è attraverso la donna che l’ho scoperto. Penso che si possa dire quasi lo stesso per Fellini.

Suo padre ha detto: ho avuto 10.000 donne. E Fellini disse: io ne ho avute solo 80!

Sì, ma non è il numero che conta. Era la stessa ricerca, lo stesso bisogno di conoscere, e di conoscere l’uomo attraverso la donna.

Grazie mille, John Simenon

Con piacere.

 

Traduzione Marina Geat

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