27 Aprile 2024 14:19

La solitudine

La solitudine

La solitudine può rivelarsi mortale come il vizio del fumo e può aumentare il rischio di morte prematura del 30%

Dopo il Covid, che non ha ancora del tutto abbandonato gli esseri umani, oggi si riparla di una epidemia, già “scoperta” da Vivek Murthy, il Dottore d’America, di origini indiane, già dirigente della pubblica sanità americana, che negli Stati Uniti nel 2014, pubblicando un suo articolo sulla “Harvard Business Review”, metteva in guardia il mondo del lavoro che sarebbe stato colpito dall’ “epidemia della solitudine”. Il dottor Murthy ha maturato la sua grande esperienza avendo diretto un “esercito” di 6.600 pubblici ufficiali della sanità attivi per aiutare popolazioni trascurate e vulnerabili in più di 800 città, sia in patria che all’estero. Ha lavorato con centinaia di ufficiali incaricati di rafforzare il corpo sanitario e proteggere la nazione da malattie come Ebola e Zika.

Oggi rilancia dagli Stati Uniti, l’allarme che la nuova epidemia che sta investendo il mondo intero è la solitudine. Afferma Murthy che “la solitudine può rivelarsi mortale come il vizio del fumo e può aumentare il rischio di morte prematura del 30%”. In una relazione di 81 pagine,Murthy racconta che circa la metà degli americani adulti vive in queste condizioni. Murthy pone in evidenza che negli ultimi anni sono raddoppiati i nuclei familiari composti da una persona singola, la mobilità geografica è aumentata portando le persone a spostarsi lontano da casa e a vivere separate dalle proprie famiglie e dagli amici.

In questi ultimi tempi, anche il COVID-19 ha forzato all’isolamento milioni di persone, tenendoli lontano dai propri familiari. Ma, secondo il dott. Murthy, altri fattori favoriscono la crescita dell’epidemia della solitudine. L’innovazione 

dott.Vivek Hallegere Murthy

tecnologica con l’avvento dei  social media ha favorito le connessioni on line piuttosto che off line, ossia nella vita reale e nelle relazioni interpersonali dirette. . Quasi l’intera umanità comunica con il cellulare, su Wp, Facebook, Linkedln e si sente profondamente sola. Secondo Murthy, tutte le volte che scegliamo di inviare un sms piuttosto che parlare al telefono, o inviare una mail a qualcuno nella nostra stessa stanza piuttosto che parlargli di persona, aumentiamo sempre di più la distanza tra noi e gli altri. Nonostante ci siano momenti in cui sia più semplice ed efficiente inviare messaggi o e-mail, dobbiamo chiederci se siamo giunti ad un punto in cui stiamo pagando un prezzo troppo alto, in termini di isolamento sociale. Una riflessione importante è sul modo in cui il mondo del lavoro si sta evolvendo, tendendo a logorare, sempre di più, la stabilità delle nostre relazioni. Gli orari di lavoro si stanno riversando spesso sulle nostre serate, sui fine settimana, sui periodi di vacanza, diminuendo, tra l’altro, il tempo che prima era dedicato alla famiglia e agli amici. Più tempo al lavoro non significa necessariamente più interazioni con i colleghi. Per quanti benefici possano portare le attività in video conferenza, queste aumentano il rischio e le opportunità di non poter agire interagire faccia a faccia. 

Un apprezzamento è rivolto alla scienza che studia questo fenomeno della solitudine e pone in evidenza che questa condizione mette il nostro corpo in uno stato di stress cronico, che porta quindi a maggiori livelli di cortisolo ed elevati livelli di infiammazione che danneggiano i nostri tessuti, aumentando il rischio di malattie come il cancro. Non è una sorpresa che la solitudine sia associata ad una riduzione della prospettiva di vita, a problemi cardiovascolari, demenza, ansia e depressione.

Da più parti si sostiene che si siano persi di vista i bisogni fondamentali che ognuno di noi ha nei confronti delle relazioni umane. La nostra società  tende a premiare l’individuo piuttosto che la collettività.

Secondo il dott. Vivek Murthy, “la solitudine è un sentimento comune a molte persone. È come la fame o la sete. È una sensazione spiacevole che il corpo ci invia quando qualcosa di cui abbiamo bisogno per la sopravvivenza viene a mancare. Milioni di persone lottano nell’ombra. Non è una cosa giusta. Ecco il motivo per cui ho lanciato l’allarme, per fare luce su un problema a cui troppe persone vanno incontro”. Questa è una sorta di appello per sensibilizzare l’opinione pubblica di tutto il mondo, non dimenticando che occorre definire per ciascuno di noi un vero e proprio stile di vita che si proponga anche una migliore vita sociale e di relazione. Perché, occorre ricordarlo, di “epidemia di solitudine” si muore.

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