27 Aprile 2024 11:43
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L’intelligenza artificiale e l’uomo

L’intelligenza artificiale e l’uomo

“Questo potrebbe essere l’anno in cui l’intelligenza artificiale trasformerà la vita quotidiana di tutti noi. Per lo sviluppo dell’IA, dovremmo promuovere un approccio etico incentrato sull’uomo”

 

Ovunque si parli di Intelligenza Artificiale, delle sue applicazioni, alcune volte delle sue scoraggianti sfide  operative all’intelligenza umana, è facile provare inquietudine e temere che l’IA possa modificare e stravolgere la vita.

La posta in gioco è troppo alta per lasciare unicamente il corso dello sviluppo dell’IA ai ricercatori,  agli uomini d’affari o agli amministratori delegati del settore tecnologico.  È urgente che l’attuale vuoto normativo venga colmato e questo processo richiede un impegno globale di tutti su larga scala

Brad Smith, presidente e vicepresidente di Microsoft, ha recentemente  dichiarato che: “Questo potrebbe essere l’anno in cui l’intelligenza artificiale trasformerà la vita quotidiana di tutti noi. Per lo sviluppo dell’IA, dovremmo promuovere un approccio etico incentrato sull’uomo”

Non c’è dubbio che l’IA ponga una serie scoraggiante di sfide operative, etiche e normative. Affrontarle non sarà affatto semplice; sebbene lo sviluppo dell’IA risalga ormai agli anni ’50, i contorni della tecnologia e il suo probabile impatto rimangono, ancora oggi, nebulosi.

 

Le recenti scoperte, dai testi  spaventosamente  simile a quelli  umani prodotti da ChatGPT di Open AI alle applicazioni che potrebbero ridurre di anni il processo di scoperta dei farmaci, fanno luce su alcune dimensioni dell’immenso potenziale dell’IA.  Rimane però impossibile prevedere tutti i modi in cui l’IA rimodellerà le vite umane e la nostra società.

Questa incertezza non è una novità. Anche dopo aver riconosciuto il potenziale innovativo di una tecnologia, la forma e le conseguenze della trasformazione tendono a sorprenderci. I social media, ad esempio, sono stati inizialmente pubblicizzati come un’innovazione che avrebbe rafforzato la democrazia, ma hanno fatto molto di più per destabilizzarla, facilitando la diffusione della disinformazione. È lecito supporre che l’IA sarà sfruttata in modi simili.

 

Non abbiamo nemmeno capito bene come funziona l’IA. Consideriamo il cosiddetto problema della scatola nera: con la maggior parte degli strumenti basati sull’IA, sappiamo cosa entra e cosa esce, ma non cosa succede nel mezzo. Se l’IA prende decisioni (a volte irrevocabili), questa opacità rappresenta un grave rischio, aggravato da problemi come la trasmissione di pregiudizi impliciti attraverso l’apprendimento automatico.

In realtà, il cambiamento climatico offre un’utile analogia per l’IA, molto più utile del paragone spesso fatto con il nucleare. L’esistenza di armi nucleari può influire indirettamente sulle persone, attraverso gli sviluppi geopolitici, ma questa tecnologia non è un elemento costante della nostra vita personale e professionale, né è condivisa a livello globale. Il cambiamento climatico invece, proprio come l’IA, riguarda e riguarderà sempre di più, tutti quanti e un’azione per limitarlo potrebbe mettere un Paese in una posizione di svantaggio rispetto ad un altro.

 

Ci sono voluti più di tre decenni perché la consapevolezza del cambiamento climatico si traducesse in azioni concrete, e ancora non stiamo facendo abbastanza. Dato il ritmo dell’innovazione tecnologica, non possiamo permetterci di seguire un percorso simile per l’IA. Se non agiamo subito per garantire che lo sviluppo della tecnologia sia guidato da principi incentrati sull’uomo, quasi certamente ce ne pentiremo. E, come nel caso del cambiamento climatico, molto probabilmente rimpiangeremo la nostra “passività”  e di non aver agito con efficacia quando ancora si era in tempo per farlo.

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