27 Aprile 2024 10:19
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Revisione della politica economica. Quando?

Revisione della politica economica. Quando?

 

Il filo della politica economica deve portarci fuori dal labirinto in cui siamo precipitati con il miraggio del Pnrr.

Il sentiero strettissimo delle scelte da fare – di cui parla, con saggezza, l’ex Ministro Giovanni Tria, credo ancora consigliere del Ministro del Tesoro – spingerebbe tutti alla massima prudenza per non finire fuori strada. Egli invoca un minimo di reciprocità tra tecnici del Tesoro e responsabilità politiche. L’avventura è in parte impossibile perché non si riesce a non toccare, pare di capire, stanziamenti improduttivi ma, comunque, già, politicamente, individuati. E’ chiaro che le forze politiche non intendono perdere nemmeno un grammo del peso elettorale che hanno, a partire dai sondaggi di domani. Avere un visione su quale patto di stabilità contare già sarebbe una buona prospettiva, magari alleandosi con la Germania, perché consente di tirare il freno con moderazione e buona prospettiva europea di condivisione. Per Tria la politica interna è troppo in contraddizione con la prospettiva di procedere a una revisione della politica economica, considerando nuovamente il concetto di debito buono. Per lui è decisivo rinunciare al debito connesso al Pnrrr quando non si è capaci di individuare il prezzo da pagare in caso di uso del debito per investimenti a bassa produttività totale.

E’ questo il grande tema storico dell’Italia, una Italia che non c’è, se si fa riferimento agli spazi di efficacia della politica economica. Lo scenario internazionale è troppo complesso, a partire dal ruolo dell’Italia nella futura Europa. Una visione per “economia dei continenti” è lontana  e l’Africa è vicina (ma la teniamo lontana). Lo sviluppo duraturo è connesso ad una persistenza della coerenza nel definire la Finanziaria di ogni anno. Il filo della politica economica deve portarci fuori dal labirinto in cui siamo precipitati con il miraggio del Pnrr. Questo è diventato una strumento elettorale e – come sottolinea Tria – non ha più i tempi giusti per parlare di riforme in cammino, a partire dalla giustizia civile e dalla riforma fiscale.

Come fare, allora, per rimanere credibili nel contesto in cui la finanza internazionale cerca di proteggersi e, quindi, diventa prudente,  trattiene liquidità invece di impiegarla?

Bisogna non solo tenere il freno a mano come freno aggiuntivo, in naturale efficacia, ma non bisogna  inviare segnali in controtendenza, come il prelievo sugli extra-profitti e gli slogan vuoti sulla flat-tax.  La progressività non è solo un dettato costituzionale ma è una visione che protegge la sostenibilità del Welfare State. Noi in Italia siamo in una fase demografica in cui la struttura della piramide della popolazione si è capovolta e bisogna chiamare a consulto medici sapienti per disegnare nuovi scenari di crescita della popolazione giovanile.  E per queste politiche c’è necessità di una reciprocità istituzionale oggi assente.

 

Pasquale Persico

economista

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